martedì 24 febbraio 2009

lussuria


Ho rotto l'incantesimo.
Cause di forza maggiore (tipo le difficolta' di ottenere un visto per attraversare il Pakistan) mi hanno costretto gia' a "ripiegare" sugli Emirati Arabi. Dopo averli trovati interessanti, per la loro varieta', la loro lussureggiante arida bellezza, mi sono trovato ad un bivio. Piu' che un bivio un crocevia dal quale si dipartono un'infinita' di strade. Il mondo ad un tiro di schioppo. Basta scegliere la destinazione e si parte. In volo.
Ovviamente si rompe quell'incantesimo, quel modo di viaggiare che avevo trovato talmente a me consono da crogiolarmici fino all'inverosimile: l'elogio della lentezza. Del vedere il paesaggio che cambia gradualmente, o che non cambia affatto. Le similitudini ad esempio tra Turchia ed Iran sono molte piu' che le differenze. E negli ultimi luoghi visitati in Persia si sentiva chiaramente la presenza di Pakistan ed India, nel colore della pelle della gente, negli abiti, nei profumi.
Il primo salto il viaggio in barca. Il mare e' una barriera oggigiorno. Il trauma dell'arrivo a Dubai credo di averlo trasmesso in tutta la sua forza.
Ciononostante e' solo oggi che il mare e' confine. Un tempo era via di comunicazione per eccellenza. Le immagini di Dubai prima del boom petrolifero ricordano inequivocabilmente il comune vivere sulle sponde del golfo, nell'architettura, nei costumi, nella lingua.
Il viaggio in aereo e' qualcosa che stordisce, non solo per il cambio del fuso orario (quattro ore in un colpo solo sono assai), ma soprattutto perche' ti catapulta improvvisamente in un mondo a tutti gli effetti nuovo.
Vorrei saper descrivere pienamente questo nuovo stordimento per il quale ho provato un certo dolore. Il passaggio da una lussuria pienamente governata dall'uomo, anzi dallo stesso uomo creata, ad una lussuria di natura.

La costa orientale degli Emirati e' - come il resto del paese - arida. Solo in alcuni punti sorgono delle oasi dove e' possibile trovare riparo dalla calura all'ombra delle palme fronzute.
Ma la bellezza maggiore del paesaggio sta nella drammaticita' delle rocce cotte dal sole, i canyon scavati dall'acqua degli wadi.

Il lungomare di Khor Fakkan, la cittadina piu' bella in assoluto sulla costa; per la tranquillita' e pace che si respira nel passeggiare nei giardini costellati di caffe' e ristorantini dove rifocillarsi con qualche spuntino, una cenetta a base di pesce o una shisha fumata nella frescura della sera.

Il mare e' voluttuosamente generoso di pesci che vengono venduti al tramonto sulla pubblica piazza.

E l'atmosfera delle oasi, nelle quali il sole filtra attraverso i rami creando giochi di luce ed ombra e' ricreata nelle moschee dai portici freschi e dai cortili assolati.

Un monumento (nuovissimo) alla lussuriosita' della natura come inno al Creatore. La moschea di Abu Dhabi. Marmi immacolati decorati a motivi floreali di madreperla. Il soffito e' letteralmente ricoperto di rilievi di rami e fronde. Non poteva mancare il lampadario Swarovski da 8 tonnellate. Vi assicuro che il rilucere dei cristalli e' qualcosa di veramente mozzafiato.

Ancora centri commerciali, vere oasi di salvezza nel solleone ormai incombente (31 gradi!!)

La fabbrica delle donne (copyright onelulu)

Il lungomare di Abu Dhabi, ricavato estendendo l'isola sulla quale sorge la citta'. Un cantico innalzato al giardino all'inglese. Ad ogni ora del giorno (possibilmente non sotto il sole battente) torme di operai innaffiano, sarchiano, potano, tagliuzzano perfino i peli superflui del manto erboso. Il risultato e' degno dello sforzo e la passeggiata diurna o notturna e' uno dei momenti piu' alti della visita della citta'.


Bastano poche ore. Il risultato eccolo qui: Kuala Lumpur, Malesia.

Qui e' la natura ad essere lussureggiante, invadendo ogni spazio e reclamando il proprio posto prioritario.
Il primo pugno in faccia e' la pioggia. Era dal primo gennaio che non vedevo acqua cadere dal cielo. Cosi' copiosamente poi! Dopo pochi minuti spunta il sole, inondando l'aria vaporosa di luce che si riflette sulle pozze rimaste nei campi e prati.
Alcune comparse in azione per un film alla Bollywood trovano rifugio dalla furia del temporale sotto un pergolato.

Qualche strumento rimane a prendere l'acqua.


La citta' di Kuala Lumpur e' una vera e propria accozzaglia disordinata di stili volutamente e baroccamente opulenti. Le antiche e civettuole costruzioni coloniali sono assalite dagli incombenti grattacieli che le sovrastano.

Non si trasmette pero' un'idea di modernita' come a Dubai. Li' tutto era frutto di un progetto a tavolino, per quanto in realta' di molti progetti indipendenti si trattasse; qui, come dice Giacomo - il fratello venuto a trovarmi - e' una cacofonia di edifici. Non si riesce a percepire un'unita', un'idea.

Allo stesso modo alla comunita' cinese, attiva e prospera

si accompagnano - apparentemente piu' pigre - le comunita' indiana e malese, qui ritratte durante il pisolino pomeridiano tra le colonne della moschea.

Saluti confusi.
k

martedì 17 febbraio 2009

oasi


Dubai e' effettivamente frastornante.
L'immensa metropoli brulica di gente, luci, colori, rumori. In movimento. Nel senso che tutti vanno da qualche parte. In autobus, in macchina, a piedi.
Io ho pensato bene di andarmene in spiaggia... ho scelto la giornata sbagliata.
Tempesta di sabbia. Il cielo oscurato dalla polvere, vento forte, polvere che svolazza in ogni direzione. Si comprende l'utilita' dell'abbigliamento arabian style.

Questo e' l'edificio piu' famoso di Dubai. Non e' la luna quella.

Un'altra immagine notturna, giusto per rendere un po' giustizia alla sua moderna bellezza.

Il vento forte fa la felicita' dei numerosi surfisti (parecchi sono gli australiani che vivono in citta').

Io ho provato a mettere i piedi in acqua... un po' freddina ma non male.
Ben si capisce comunque perche' abbiano grande successo i gia' citati centri commerciali all'americana. Mentre fuori la temperatura aumenta ogni giorno di piu' (oggi dopo un paio d'ore di passeggiata sentivo gia' il peso dell'afa) all'interno di questi immensi edifici l'aria condizionata funziona 24 ore su 24. In alcuni addirittura si scende a tre gradi sottozero per ottenere questa meraviglia della tecnologia... non sapevo se ridere, tanto pare assurda.

Una vera e propria pista da sci (ridicolmente corta, come mi ha detto un turista italiano) con il relativo ski-lift.
Molti shopping mall (e ce ne sono veramente tanti) sono a tema. In un delirio post modernista ci sono luoghi che vogliono ricordare l'arte italiana, come questo Mercato.

Altri tentano di rivisitare l'architettura locale, come il famoso Medinat Jumeirah. Ed il risultato appare senz'altro migliore.


Al loro interno negozi, teatri, alberghi, ristoranti, caffe' e sale giochi.

Insomma, tutto l'occorrente per trascorrere il tempo libero, almeno quello che rimane libero dagli spostamenti; l'altro giorno 3 ore di autobus per tornare a casa!
Non ce l'ho fatta a resistere. Alle oasi commerciali ho preferito quelle naturali.
Mi sono quindi diretto per qualche giorno ad est, attraversando le aspre montagne della penisola arabica. Qui si trovano ancora piccoli villaggi che rappresentano una sorta di antidoto alla frenesia della metropoli.

Il villaggio di Hatta, circondato da aspre montagne di dura roccia rossastra. Ovviamente il centro piu' "antico" e' stato trasformato in heritage village, dove e' possibile vedere come si viveva fino a cinquant'anni fa: le capanne dove trascorrere le notti estive, le stanze per la famiglia, i majilis, stanze dove gli uomini si riunivano per chiaccherare e discutere. Una sorta di museo etnografico dedicato alla cultura locale.
Cose che ho avuto modo di vedere in un certo modo dal vivo in Turchia ed Iran e che qui sono adattate per i turisti occidentali.
Ma al di la' delle polemiche i luoghi sono veramente incantevoli. Intorno agli wadi, i torrenti che scendono dalle montagne, si raccolgono palmeti, piccole coltivazioni, rocche e castelli.


Una pace per il mio corpo abituato ormai ad altri ritmi. Nella solitudine della montagna, gli unici rumori sono l'acqua che scorre e gli uccelli che si riuniscono sugli alberi facendo sentire la loro voce al tramonto.

Una breve pausa prima di rituffarsi nel delirio della metropoli.
k

mercoledì 11 febbraio 2009

luci


Dubai.
Un trauma vero e proprio.
Le luci.
Le donne scoperte (non solo il capo). Le insegne luminose. I centri commerciali. I grattacieli. La birra.
Dopo l'austerita' iraniana e' quasi sconvolgente arrivare in questa oasi di consumismo sfrenato. La citta' di Dubai e' un susseguirsi di centri commerciali, shopping mall, grattacieli, strade a piu' corsie.

Non che in Iran non ci fossero, ma molto piu' radi e - come dire - piu' sobri, forse solo meno moderni, in una parola piu' austeri.
E in un sussulto di fondamentalismo mi verrebbe anche da dire: per lo meno li' sono coerenti. Qui c'e' veramente di tutto, ma le vere donne arabe portano chador e a volte il velo che lascia scoperti solo gli occhi. Complimenti per l'ipocrisia.

Ma, come dicevo, e' solo un attimo, poi mi godo spaesato questa metropoli.
Di metropoli si tratta a tutti gli effetti. Soprattutto per la presenza di genti di tutte le razze, riconoscibili oltreche' dall'aspetto fisico anche dalla differente foggia degli abiti.

Arabi dalle bianche tuniche

Indiani dai larghi pantaloni

Donne africane dagli abiti multicolori, turbanti, kefiah, veli. Cinesi. E occidentali, turisti dai calzoni corti, manager in giacca e cravatta, ragazze in canottiera.
Anche l'architettura dimostra questa essenza multietnica.


Le antiche case della Dubai vecchia, un minuscolo paese di pescatori sviluppatosi tanto rapidamente quanto in maniera disordinata, sono immerse in una selva di edifici occupati soprattutto da indiani. Ed e' un piacere annusare gli odori che provengono dai numerosissimi ristoranti e locali.
In alcuni angoli - giuro - si ha addirittura la sensazione di essere a Venezia.

In altri Londra, la zona dei Docks.

Ovunque e' un cantiere, si costruiscono strade, ponti, torri altissime. Neanche di notte ci si ferma.

E di notte i numerosi occidentali qui per lavoro trovano sfogo nei numerosi pub o club. Pare di essere veramente in Europa.

Lo skyline di Sharjah.

Il tramonto. L'immagine ricorda un po' 1999 fuga da New York.

Le giostre!!! Mi son sentito un cretino a fotografarle, ma erano mesi che non ne vedevo una!

Gli shopping mall.

In uno ci ho messo 20 minuti a trovare l'uscita. Nel frattempo ho incrociato un bellissimo acquario, con tanto di squali, mante e cernie giganti.

Nello stesso ci ho messo 10 minuti a trovare l'entrata.
Sara' che non li sopporto i centri commerciali Anche se in fondo non sono che la versione moderna dei bazar incontrati sinora. In effetti in ogni citta' a ben pensarci l'attivita' principale, almeno nei centri storici, e' il commercio. Ma mentre un tempo nel mercato ci si arrivava a piedi o in carretto oggi ci si va in auto. E qui sta il problema della citta'. Non e' assolutamente a misura d'uomo. Sia per le dimensioni, spostarsi da un punto all'altro implica mezzorate di autobus, sia perche' tutto e' progettato per l'auto. Le ampie vie non sono viali in cui sia gradevole passeggiare.
Sono vere e proprie autostrade a 6 corsie, senza un solo attraversamento pedonale.
Anche nella zona residenziale i marciapiedi finiscono nel nulla o contro la recinzione di un cantiere. Le tanto amate rotonde saranno comode per incanalare il traffico, ma allungano il percorso di un pedone di qualche decina di metri. E rotonda qui e rotonda la' i chilometri aumentano.

Al di la' delle polemiche da critical mass i retroscena della ricchezza si vedono e come. La citta' e' come gia' ho detto letteralmente invasa da indiani. Perche' sono una manodopera economica. E lo sviluppo ipertrofico di questa metropoli ne ha un bisogno disperato. Accanto alle luci ci sono sempre anche le ombre.
Insomma, post disordinato come disordinate sono le impressioni che mi da' questo luogo. Un'amica mi ha scritto: Dubai e' assurda! come la si racconta?
Ci ho provato.
k