Ho rotto l'incantesimo.
Cause di forza maggiore (tipo le difficolta' di ottenere un visto per attraversare il Pakistan) mi hanno costretto gia' a "ripiegare" sugli Emirati Arabi. Dopo averli trovati interessanti, per la loro varieta', la loro lussureggiante arida bellezza, mi sono trovato ad un bivio. Piu' che un bivio un crocevia dal quale si dipartono un'infinita' di strade. Il mondo ad un tiro di schioppo. Basta scegliere la destinazione e si parte. In volo.
Ovviamente si rompe quell'incantesimo, quel modo di viaggiare che avevo trovato talmente a me consono da crogiolarmici fino all'inverosimile: l'elogio della lentezza. Del vedere il paesaggio che cambia gradualmente, o che non cambia affatto. Le similitudini ad esempio tra Turchia ed Iran sono molte piu' che le differenze. E negli ultimi luoghi visitati in Persia si sentiva chiaramente la presenza di Pakistan ed India, nel colore della pelle della gente, negli abiti, nei profumi.
Il primo salto il viaggio in barca. Il mare e' una barriera oggigiorno. Il trauma dell'arrivo a Dubai credo di averlo trasmesso in tutta la sua forza.
Ciononostante e' solo oggi che il mare e' confine. Un tempo era via di comunicazione per eccellenza. Le immagini di Dubai prima del boom petrolifero ricordano inequivocabilmente il comune vivere sulle sponde del golfo, nell'architettura, nei costumi, nella lingua.
Il viaggio in aereo e' qualcosa che stordisce, non solo per il cambio del fuso orario (quattro ore in un colpo solo sono assai), ma soprattutto perche' ti catapulta improvvisamente in un mondo a tutti gli effetti nuovo.
Vorrei saper descrivere pienamente questo nuovo stordimento per il quale ho provato un certo dolore. Il passaggio da una lussuria pienamente governata dall'uomo, anzi dallo stesso uomo creata, ad una lussuria di natura.
La costa orientale degli Emirati e' - come il resto del paese - arida. Solo in alcuni punti sorgono delle oasi dove e' possibile trovare riparo dalla calura all'ombra delle palme fronzute.
Ma la bellezza maggiore del paesaggio sta nella drammaticita' delle rocce cotte dal sole, i canyon scavati dall'acqua degli wadi.
Il lungomare di Khor Fakkan, la cittadina piu' bella in assoluto sulla costa; per la tranquillita' e pace che si respira nel passeggiare nei giardini costellati di caffe' e ristorantini dove rifocillarsi con qualche spuntino, una cenetta a base di pesce o una shisha fumata nella frescura della sera.
Il mare e' voluttuosamente generoso di pesci che vengono venduti al tramonto sulla pubblica piazza.
E l'atmosfera delle oasi, nelle quali il sole filtra attraverso i rami creando giochi di luce ed ombra e' ricreata nelle moschee dai portici freschi e dai cortili assolati.
Un monumento (nuovissimo) alla lussuriosita' della natura come inno al Creatore. La moschea di Abu Dhabi. Marmi immacolati decorati a motivi floreali di madreperla. Il soffito e' letteralmente ricoperto di rilievi di rami e fronde. Non poteva mancare il lampadario Swarovski da 8 tonnellate. Vi assicuro che il rilucere dei cristalli e' qualcosa di veramente mozzafiato.
Ancora centri commerciali, vere oasi di salvezza nel solleone ormai incombente (31 gradi!!)
La fabbrica delle donne
(copyright onelulu)Il lungomare di Abu Dhabi, ricavato estendendo l'isola sulla quale sorge la citta'. Un cantico innalzato al giardino all'inglese. Ad ogni ora del giorno (possibilmente non sotto il sole battente) torme di operai innaffiano, sarchiano, potano, tagliuzzano perfino i peli superflui del manto erboso. Il risultato e' degno dello sforzo e la passeggiata diurna o notturna e' uno dei momenti piu' alti della visita della citta'.
Bastano poche ore. Il risultato eccolo qui: Kuala Lumpur, Malesia.
Qui e' la natura ad essere lussureggiante, invadendo ogni spazio e reclamando il proprio posto prioritario.
Il primo pugno in faccia e' la pioggia. Era dal primo gennaio che non vedevo acqua cadere dal cielo. Cosi' copiosamente poi! Dopo pochi minuti spunta il sole, inondando l'aria vaporosa di luce che si riflette sulle pozze rimaste nei campi e prati.
Alcune comparse in azione per un film alla Bollywood trovano rifugio dalla furia del temporale sotto un pergolato.
Qualche strumento rimane a prendere l'acqua.
La citta' di Kuala Lumpur e' una vera e propria accozzaglia disordinata di stili volutamente e baroccamente opulenti. Le antiche e civettuole costruzioni coloniali sono assalite dagli incombenti grattacieli che le sovrastano.
Non si trasmette pero' un'idea di modernita' come a Dubai. Li' tutto era frutto di un progetto a tavolino, per quanto in realta' di molti progetti indipendenti si trattasse; qui, come dice Giacomo - il fratello venuto a trovarmi - e' una cacofonia di edifici. Non si riesce a percepire un'unita', un'idea.
Allo stesso modo alla comunita' cinese, attiva e prospera
si accompagnano - apparentemente piu' pigre - le comunita' indiana e malese, qui ritratte durante il pisolino pomeridiano tra le colonne della moschea.
Saluti confusi.
k