Non sto parlando di movimenti pseudoindipendentisti nostrani. Sono arrivato invece nel profondo nord australe. La foresta pluviale che occupa gran parte del territorio. In particolare a nord di quello che e' il capoluogo della regione: Cairns.
Come tutte le citta' della costa orientale, Cairns trabocca di backpackers in cerca di un lavoro temporaneo, per raccogliere i soldi e le energie per poter proseguire il viaggio.
Oddio, le energie non so come facciano a recuperarle visto che anche qui come altrove scorrono fiumi di birra e onde sonore fino a tarda notte. Incredibilmente numerose sono le offerte per risparmiare qua e la': ostello da 15$ a notte inclusa colazione e cena. No comment sulla qualita' dei pasti, ma il luogo e' pulito e la gente simpatica. Ovviamente il mandolino ha avuto un successo enorme, nonostante la limitatezza del repertorio comune tra italiani (2), catalani (1), inglesi (tanti), tedeschi (assai), francesi (troppi) ed olandesi (idem).
Si sente maggiormente la presenza aborigena. Ma solo perche' li si vede in giro.
Non si capisce bene, mi danno un'atroce idea di disadattamento, piegati spesso dall'alcol, in gruppi isolati dal resto. La sensazione e' che siano estranei a casa loro. Separati da una societa' importata dall'estero e a cui non possono o non vogliono aderire.
La regione e' il trionfo della possanza della natura. In ogni luogo e' esuberante e maestosa.
Che si tratti di flora
o di fauna.
Questi ovviamente non sono reali, ma sono un poco il simbolo di cio' che si puo' incontrare nella foresta o immergendosi nelle acque della barriera corallina.
Mi sono convertito alle macchinette subacquee, ma devo ancora sviluppare il rullino con la speranza che sia rimasto anche solo un centesimo di quello che ha impressionato la mia memoria. Giorni di digiuno e di silenzio (citazione musicale) per concedermi un'immersione come si deve.
Alla Great Barrier Reef, la grande barriera corallina.
Ancora una volta Nettuno si e' dimostrato parco non esponendo gioielli come tartarughe, squali e mante. Ma la generosita' nel formare montagne di corallo con vere e proprie vallate, pinnacoli e grotte! La varieta' di forme e colori e' spaventosa, sono realmente contento di aver aperto le porte di questo nuovo mondo, che in futuro mi potra' portare nuove meraviglie.
A Cape Tribulation avviene il miracolo: la barriera corallina incontra la foresta pluviale, primordiale, primitiva.
Detto sinceramente: uno dei piu' bei paesaggi che abbia mai visto. La spiaggia immacolata su cui si infrangono le onde del mare blu blu blu termina contro un muro di vegetazione verde profondo. Il tutto incorniciato da un cielo azzurro solcato da nuvole che si addensano velocemente minacciando pioggia.
Credo che il capitano Cook dando il nome al luogo abbia voluto indicare piu' che le tribolazioni affrontate nella navigazione il tumulto che provoca nel profondo dell'anima.
Oggi si accede attraverso un traghetto che ricorda la barca di Caronte. Nel senso che porta all'unica strada che si inoltra in questo mare verde.
Il paragone immediato e' con il Taman Negara, la foresta malese. Similitudini e differenze.
Prima di tutto nell'allestimento delle strutture turistiche. Qui gli ostelli sono ancora resort per backpackers, attrezzati con pub, cucine, lavanderie. In Malesia il tutto era molto piu' spartano. Anche molto piu' sincero e la gente sempre cordiale.
Qui va bene
hey mate, ma quando ho protestato per il cambiamento del prezzo di birra e patatine da un giorno all'altro, il manager del locale mi ha insultato ed allontanato dal bar. Peccato che la mia stanza fosse esattamente di fronte e quindi non potessi fare a meno di passarci. Ho sempre mantenuto la calma lasciando che fosse lui ad incazzarsi.
Ammirato un australiano mi ha regalato una gita notturna fino ad un creek popolato di coccodrilli: che pero' se ne sono stati ben nascosti, o forse solo in attesa di una buona occasione...
Al di la' dell'aspetto folkloristico di certi eventi, la foresta qui e' come l'altra impressionante. Tre sono gli elementi che mi hanno in particolare colpito.
La verticalitá: un numero incredibile di steli che salgono cercando di forare la chioma che li sovrasta o piuttosto liane e radici aeree che tentano di aggrapparsi disperatamente al suolo in cerca di nutrimento dalla terra e dal fango. Misticamente parlando una sorta di collegamento tra terra e cielo.
Il groviglio di vita. Agli alberi maestosi si abbarbicano viti senza fine, sulle quali spuntano nuovi germogli che accolgono muffe o forniscono nidi di foglie per serpi e serpentelli (oddio, si parla di pitoni e boa constrictor...), formiche, scarabei.
Ogni punto puo' essere il letto da cui nascera' una nuova creatura.
Terzo, la quasi totale assenza di uccelli. In Malesia era una festa di cinguettii, scricchi, schiocchi, fischi, trilli. Qui silenzio quasi assoluto ed impressionante. Non ne ho ancora compreso bene il motivo, ma ci dev'essere.
Certo che se tutti gli uccelli fossero come questo... Signore e signori, una rara apparizione: il Casuario.
Ehm... non se ne capiscono bene le proporzioni, ma e' una specie di struzzo di circa un metro e ottanta...
Ulteriore differenza: in Malesia i sentieri erano piuttosto battuti, anche i piu' difficili. Qui si rispecchia la presenza di due tipi di turista: lo pseudo-vip o comunque la famigliola, che quindi utilizza un
boardwalk, una serie di passerelle belle linde e pinte per non sporcarsi i piedi e quindi godere in maniera semplice e tranquilla della foresta.
Qui in compagnia di Pierre e Pauline, francesi cui mi sono aggregato ieri per alcune camminate.
Dall'altra parte i maestri dell'avventura (uno mi ha proposto per la settimana prossima una due giorni di strisciate nel fango, esplorazione selvaggia, pernottamento in grotte popolate da pipistrelli) o anche semplicemente chi vuole fare un sentiero serio. Piccoli nastrini segnalano la via (non sia mai che si imbratti un albero con della vernice!), anche se ogni tanto ci si perde. Il sentiero e' minuscolo, a volte invisibile. Non tanto fango come in Malesia, anche meno sanguisughe (l'unica che ho trovato stava tentando di infiltrarsi in luoghi dove non batte il sole...). Ma comunque, insomma, non puoi mica venire cosí! Risposta: guarda che io sono brasiliana! (brasilitaliana a dire la verita')
Vi assicuro che Marina non e' mai scivolata una volta ed in 4 ore e mezza (inclusa sosta pranzo a panini) abbiamo fatto un sentiero da 6!
Pauline ha detto che trovava la foresta alquanto oppressiva. A ragione, la sensazione e' esattamente quella di essere piccoli davanti a questa meraviglia di vita. Questo vero e proprio mistero, ci si trova all'interno di un organismo vivente, che respira, trasuda (ah, no, quella e' umidita'...) si trasforma incessantemente; come ha detto Pierre, vita infinita.
Ma e' tempo di muovere verso nuovi lidi; ancora pochi giorni di riposo in terra australe e poi... lascio a voi immaginare la prossima destinazione.
k