Nel nord dell´Argentina si incrociano flussi ed arie provenienti da mondi lontanissimi. È qui che la gente europea si mescola con i popoli che giá abitavano queste terre quando Colombo arrivò. E nonostante la distruzione, l´annullamento di culture antichissime c´è qualcosa che a resistito.
La sensazione che si prova davanti alla Pachamama. La Pachamama è la Madre Terra, da cui tutto procede, senza la quale nulla puó esistere. È di fronte a lei che ci si sente piccoli. Proprio vero, come formiche che si muovono senza poter vedere i confini, procedendo a volte a caso. Qui sulle Ande (anche se in realtà questa è considerata solo precordillera, diciamo che sono arrivato solo ai tremila metri...) è percepibile, palpabile la nostra infimità.
E mentre il mare, per quanto immenso, rende un´idea di movimento, di trasporto, invita ad attraversarlo, queste montagne sono statiche. Sembrano dire: noi siamo, tu passi.
Alla Pachamama si offrono i suoi migliori prodotti: foglie di coca, vino, frutta e sigarette (!).
Il primo incontro vero con la Pachamama avviene a Tafì del Valle, paesino turistico dove però non si incontra nessuno lungo il sentiero che conduce alla cima del cerro. Solo croci, cavalli e pecore.
Alla cittá
sagrada di Quilmes, dove visse il popolo che ultimo fu sconfitto dagli spagnoli. I sopravvissuti furono tutti deportati a Buenos Aires. I piú morirono nel viaggio. La cittá scomparve, ma ancora oggi - una locale mi ha garantito - si svolgono riti di sciamani dall´antica memoria.
Qui i
cardones la fanno da padroni.
Nella
quebrada di Cafayate, dove le intemperie hanno scavato gole impressionanti, di color rosso fuoco. La sorpresa è trovare il ritrovo annuale di musicisti e danzatori per ascoltare tradizionali
chacarere,
zambe,
carnavaliti.
Sorpresa è anche incontrare qualche viaggiatore italiano con cui condividere una cena ed una bottiglia dell´ottimo vino locale.
Procedere lentamente con gli stracarichi autobus locali, con l´autista che si ferma a salutare tutti, su strade sterrate, attraverso canyon e gole, distese aride di terra gialla e vermiglia.
O trasferirsi con un gruppo di ragazzi di Buenos Aires su una camioneta per proseguire il viaggio seduti nel cassone, a prendere sabbia in faccia ma a godere di un panorama a trecentosessanta gradi che forse è il piú bello che abbia incontrato in questo viaggio (il meglio deve ancora venire è, lo ricordo, il motto).
Cachi, altro pueblo caratteristico, dalla magnifica piazza piena di botteguzze artigiane.
Come sempre uno dei luoghi piú affascinanti e da cui si gode il panorama migliore è il cimitero.
Da Cachi un nuovo viaggio per scendere da questi immensi altopiani.
Per giungere cosí alla capitale del nord: Salta.
La cittá è graziosissima (qualcuno la paragona anche alla nostra Cortina, visto l´afflusso di turisti), grazie a chiese, palazzi ed un affascinante museo dove sono conservate le mummie di 4 bambini sacrificati dagli Inca alla madre terra. Anche questa è Pachamama.
Anche qui nella piazza uno spettacolo di danze e musiche folcloriche.
Qualcuno in particolare apprezza la performance del cantante di tango locale.
Ultimi giorni sempre piú a nord, verso le terre incaiche.
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