martedì 28 aprile 2009

brufoli


Ho trovato! Il paragone giusto. Sydney e' come una donna bellissima con un vestito orrendo. O forse meglio una donna brutta, ma decisamente simpatica ed attraente. 
Come si fa a descrivere una sensazione di abbagliante piacevolezza e contemporaneo spiazzamento perche' non se ne capiscono le ragioni, vista la non abbagliante bellezza della citta'?
E' cosi', disordinata, trafficata, violenta: per la prima volta, a Newtown, sobborgo poco lontano dal centro, ho visto la polizia immobilizzare, ammanettare e sbattere in un cellulare minimalista tant'era piccolo dei ragazzi in giacca e cravatta... be', la cravatta se l'erano tolta, comunque erano solo ubriachi. Non so cos'avessero combinato ma non sembravano poi molto violenti. Era sabato sera, 25 aprile, ANZAC day, giorno in cui Australia e Nuova Zelanda ricordano i loro caduti nelle guerre mondiali. 

E finita la parata si sono rifugiati tutti a bere e giocare a monetine (praticamente testa o croce). Ovvio che qualcuno abbia esagerato, ma mi pareva una situazione generalizzata.
Tornando al discorso precedente, e' come se ci fossero diversi livelli di lettura. Nel tessuto costruttivo e sociale. 
Il primo e' quello del singolo edificio. Ce ne sono di belli, ma anche di molto brutti. O per lo meno, se si criticano i nostri palazzoni non vedo perche' si dovrebbero apprezzare i condomini multipiano locali, spesso addossati uno sull'altro.

Il secondo livello e' quello del quartiere, della zona, il profilo complessivo della citta'.

E anche qui, come skyline non e' proprio un granche'. 
Ma come si fa a non amarla per il blu di cielo e mare, quelle nuvole che si rompono e ricompongono in continuazione spinte dal costante vento?
E' nel suo complesso che Sydney e' bella. 
Per le innumerevoli baie, in alcune delle quali pare di essere nel mezzo del bush, la foresta australe.
Per il ponte di ferro, bruttino anche qui ad essere sinceri, tanto che lo chiamano "il vecchio attaccapanni".

Ma guardate con chi fa coppia.

E i turisti accorrono a frotte, sia per scalarlo muniti di moschettoni, caschetto e corde, sia semplicemente per percorrerlo a piedi ed affacciarsi ad ammirare il panorama.

La si ama, Sydney, pure per il mercato del pesce.
Puzzera' un poco, ma alla domenica mattina e' stracolmo di gente.

La flotta originale. Prego notare i nomi.

In fondo e' un mercato, anche qui, esteticamente non eccezionale. Ma dove si puo' pranzare su un prato di erba sintetica con gamberi, ostriche e vino?

Questo e' il mio ospite, Warren. 
Io ero in principio un po' triste, mi avevano consegnato la bottiglia di bianco in un anonimo sacchetto da alcolista anonimo americano. 
Poi mi hanno spiegato che non e' vietato berlo, almeno li'; altrove si trovano delle cosiddette "alcohol free zones" dove e' vietato addirittura aprire una bottiglia! Comunque mi sono sfogato a dovere.
Poco dopo ci siamo spostati a Glebe, altro sobborgo, con bella vista sull'Anzac Bridge.
E li' altro momento che mi fa amare questa citta'. Una piacevole vecchia conoscenza italiana con cui abbiamo trascorso il pomeriggio e la serata tra chiacchere, te', zuppe, vino e danze.

E' una citta' attiva, vivace, sempre in movimento, a piedi o - piu' spesso - su rotelle.

Ci si muove su terra o per mare. Che siano rudi traghettatrici
o poetici surfisti in cerca dell'ultima onda al tramonto

Non mancano gli sportivi piu' classici

Spazio per l'arte moderna, con una splendida mostra di Yayoi Kusama.
A Sydney ho incontrato parenti che hanno lasciato l'Italia sessant'anni fa, per farci ritorno una sola volta. Ed e' stato commovente il calore che mi hanno dimostrato.
Ovviamente, da bravi siculi, non mi hanno fatto andar via senza aver prima incrementato la mia massa corporea di un paio di chili; esultino i fans della mia panza, tornata in men che non si dica all'antico fulgore.

Dicevo, quindi, una donna affascinante. Con qualche brufolo, d'accordo, ma che inezia di fronte ad un tramonto del genere.

Talmente bello che ho deciso di metterlo qui sopra in bianco e nero. Nessun rosso, arancio, giallo, fuoco o porpora sarebbe adatto a ricordare quello originale.
k

mercoledì 22 aprile 2009

finocchi


La tecnica di pollice alzato e braccio teso funziona, ma solo fino a un certo punto.
E mi raccontano storie di assassini di backpackers da parte di maniaci automuniti. Al che io rispondo: si', ma allora dovrei essere io ad avere paura, non voi!

I tempi dell'autostop australe sono veramente molto lunghi. Anche se alla fine, in effetti, vedo cio' che volevo. Ossia il vero volto di questo immenso continente: deserto.

Questo per la maggior parte. Terra assolata battuta dal vento ed attraversata da lunghissime strade. Due citta' apparentemente vicine, almeno sulla mappa, distano come minimo settanta ottanta chilometri. Le highway sono percorse incessantemente da tir, guidati da autisti duri ma pronti a commuoversi (solo ogni tanto) specie quando ti vedono li' da due ore ad aspettare.

Non e' solo deserto, la campagna, country (il vero outback mi hanno detto e' altrove, a nord). Lungo i corsi d'acqua, purtroppo da anni in esaurimento - non piove da mesi! - si estendono campi coltivati a grano, cotone. Ma anche rigogliosi vigneti. E devo assicurare che il prodotto locale e' dignitoso, in alcuni casi veramente gustoso.

Gli unici alberi che a stento riescono a sopravvivere sono gli onnipresenti eucalipti, il cui profumo balsamico si spande per l'aria.

Ma la situazione idrica e' veramente grave, non solo, altissimo permane il rischio di incendi. L'ultimo pochi giorni fa nei dintorni di Melbourne.

I paesi ricordano il far west di cinematografica memoria, piu' che altro perche' dopo il tramonto non c'e' anima viva in giro. L'unica possibilita' e' recarsi al pub; qui a Ouyen il pub funge anche da albergo per gli operai che lavorano alla ferrovia (non preoccupatevi, nessuna intenzione di attivare un treno passeggeri...) o i camionisti stanchi da una giornata di guida (e settimane lontani da casa) o i piu' unici che rari turisti!

Insomma, mi sono scocciato! Definitivamente. Non che mi disturbi aspettare, nel frattempo mi sono gia' letto due romanzi. Ma quello che non sopporto sono le mosche! A sciami interi ti aggrediscono, puntando agli occhi ed alle orecchie, giustamente i punti migliori. Ma con tutta la m... che c'e' in giro proprio su di me. Mi e' stato detto che il clima estremamente secco ha peggiorato enormemente la situazione. Fatto sta che gli stradini lavorano con una zanzariera davanti alla faccia.
Orbene, ieri sera ho ceduto. L'ultimo passaggio mi ha portato dalla Victoria in New South Wales (controllate la mappa aggiornata), abbandonandomi ad una roadhouse di quelle ruspanti. Che volete, ho trovato un autobus e ci sono salito.
Non che sentissi la nostalgia della grande citta', ma sento che il tempo sta scivolando rapidamente via e quindi devo accelerare i tempi di scelta.

Eccomi quindi a Sydney, la citta' piu' famosa dell'Australia.
Diciamo che ancora non sono dell'umore giusto per goderla a pieno, ma ciononostante e' impossibile ignorare la sua aperta bellezza, fatta - anche qui - di contrasti tra vecchio e nuovo, dimensione umana e ipermodernita' grattacielica.

La cattedrale neogotica al centro di un immenso parco verde pieno di corridori o semplici fannulloni (ma non lavorano mai?) e' circondata in realta' da edifici ultramoderni, affacciati su una delle tante insenature dell'enorme baia.

La gente si gode tranquillamente l'acqua silenziosa e calma.

Una modernissima monorotaia attraversa l'intero centro, costituendo una delle tante linee di metropolitane che servono la citta'.

Ma in giro si trovano anche magistrati abbigliati con la classica toga la molto anglosassone parrucca.

Alla sera il panorama e' spettacolare, con le luci splendenti del ponte di ferro.

Ed infine il monumento piu' noto in assoluto, l'icona stessa dell'Australia. Si staglia raggiante sullo sfondo scuro della notte: l'Opera House.

Molte sono le teorie su come sia stata progettata, una sfera tagliata a spicchi, scomposti, ricomposti, vele, ali di volatili.
Io ho una spiegazione molto piu' semplice e - sospetto - veritiera. Non si alterino gli esigenti esegeti, e non si turbino i critici criticanti.
Ammirate piuttosto la forma appuntita degli archi. Le venature longitudinali. La sovrapposizione delle parti.

Ed immaginate di avere in mano un coltello, aggiungete un filo d'olio.

Secondo me l'architetto stava mangiando un'insalata di finocchi.
k

domenica 19 aprile 2009

vasto


Dopo un po' di silenzio, necessariamente un post vasto. Prendetevi il vostro tempo, leggetelo a puntate, a pezzi, saltate qua e la', guardate solo le immagini. Vasto come questa terra, che finche' la si vede solo su una mappa non si capisce quanto e' grande. Appena ci si tenta di muovere ci si accorge di come le distanze siano si' rilevanti. Inoltre nella settimana passata molte cose sono accadute, non solo la pasqua ed il mio compleanno (grazie a tutti per gli auguri!), molti incontri, spartenze, amare e meno amare.
Seguiro' un po' un ordine cronologico, anche perche' - se avete osservato la mappa - mi sono nel frattempo spostato un pochino.
Eravamo rimasti a Melbourne. Citta' gioiosa, attiva, vivace.

Non solo nei fine settimana, quando mi sono sfogato con un po' di "sano" pub crawling. Significa che si esce da un pub che chiude e si va a cercarne un altro aperto. E si fa combriccola con tedeschi, sardi, australiani veraci. Ogni tanto i cosiddetti bouncers ti rimbalzano proprio e non ti fanno manco entrare. Ma tu non te la prendi, c'e' sempre un altro posto dove andare!
Sara' che e' la settimana di pasqua, ma qui ogni sera pare sempre cosi'. Gente in giro ad ogni ora, non il movimento eternamente lavorativo di Hong Kong, pero'. Qui sembra vadano tutti a divertirsi. E con un tasso alcolico piuttosto elevato diventano amichevoli, simpatici, ti abbracciano, g'day mate, how're ye doin'? Dopo un poco di diffidenza cominci a dargli retta, anche perche' - come gia' detto - in media sono robustini e non ti va di vederli incazzati. Comunque dopo due minuti la loro attenzione viene immancabilmente deviata verso qualcos'altro e ti lasciano in pace.
Anche Melbourne, come Perth, e' caratterizzata da una vastissima estensione. Perche', a parte il centro, dove sorgono i grattacieli, il resto della citta' e' una sconfinata distesa di case a due piani o villette con giardino.

Pochi i condomini. Un vero e proprio paesello inglese.
Certo, continuano ad esserci cose strane.
I cigni sono neri!

I corvi spruzzati di bianco hanno una voce dal sapore elettronico che pare incontri ravvicinati del terzo tipo.

Nel parco pubblico le donne si pigliano a pugni.

Strani velieri si stagliano nel fiume.

La gente va tranquilla allo stadio portandosi pure i bambini.

I luna park ingoiano la gente.

Ma nel complesso provincia inglese e'.
Troppo per i miei gusti. Non e' possibile che questa sia l'Australia, tanto valeva non muoversi dall'Europa! Anzi dall'Italia! La pasquetta addirittura la passiamo con l'associazione degli emigranti abruzzesi.


Un'esplosione di fettuccine, gnocchi, porchetta (ma non ci sono gli arrosticini!!!!!), valzer, polche e mazurche! La lunga permanenza in terra straniera ha deformato grottescamente la lingua, ma il calore umano e' inconfondibile.

E ti raccontano delle difficolta' che hanno dovuto affrontare, il razzismo dei locali, le risse a colpi di mazza o di coltello, di come trasportavano il "concreto", "e ascpetta che parko la macchina". Alcuni non sono mai piu' tornati al loro paese, "e ormai che ci torno a fare?". Per quanto riguarda la lingua non c'e' da impressionarsi, pensate che qualcun altro si e' prodotto in qualcoa di molto piu' ameno... "prova a tradurre, dai, good night"... "bella, notte = bella di notte = ...buttana!!!".

Ci spostiamo quindi un poco, per andare a vedere una delle zone piu' particolari di questa terra... l'oceano

Ma ci risiamo: distesa di villette o lussuose ville.

Il nome poi e' tutto tranne che australiano!

Vidi o mare quant'e' bbello!

Regna sovrana la tranquillita', un paese da pensionati.

O al massimo da famigliole in gita.

I bambini giocano sulla spiaggia con la palla ovale (Australian Rules Football, non mi chiedete di che si tratti perche' non l'ho capito!) oppure a nascondino.

Ripeto, non puo' essere solo questa l'Australia!
Non solo, vi avevo raccontato dei timori dell'impatto del viaggiatore solitario con la perdita della solitudine. Come gia' detto, tale impatto e' stato abbastanza soft, ma peggio dello scontro puo' il tempo. Inevitabilmente dopo un poco di tempo si precipita nella melassa delle consuetudini familiari. E il peggio e' che ci si dimentica di tutto il viaggio finora affrontato. Mi compaiono addirittura difficolta' a parlare inglese! Si potrebbe essere tranquillamente a due chilometri da casa, tanto la sensazione e' atrocemente familiare. Non si arrabbino i familiari, ne ho gia' discusso con gli interessati; l'idea e' di aver annullato in una settimana sette mesi di vita in qualche modo "differente". Non solo perche' tentano di farti recuperare il girovita perduto con la scusa che "ti devi ripigliare". E' una condizione mentale, punto e fine.
Non da ultimo sorgono difficolta' negli spostamenti e divergenze negli interessi.
E cosi' in un'alba rossa come il fuoco me ne sono partito.

Difficolta' estreme, dicevo, negli spostamenti. Perche' sara' un paese moderno, ma i trasporti pubblici sono i peggiori finora incontrati. Paradossalmente, anzi, perche' paradossalmente?, in Iran era possibile arrivare ovunque, tra autobus, taxi collettivi, auto private. Qui nella zona piu' turistica in assoluto (stando alle guide) c'e' un pullman ogni 2 (due) giorni...
Quindi mi sono armato di santa pazienza ed ho tirato fuori il pollice.

Ne e' valsa la pena. I tempi sono infinitamente lunghi, data anche la vastita' del territorio. Ma si scoprono aspetti piu' tipici.
Tra l'altro ricompaiono gli israeliani e le israeliane. Sono tra i pochi a fidarsi. Chissa' che maleintenzioni avra' un poveraccio con uno zainone ed un mandolino che aspetta ai lati della strada sotto la pioggia!

Prima tappa: la Great Ocean Road, la grande strada lungo l'oceano. Qui sono in compagnia di una deliziosa coppia locale che si e' amabilmente prodigata facendomi da guida per qualche ora.

Il paesaggio e' piu' aspro e spettacolare rispetto alla penisola di Sorrento. Scogliere battute dal vento e dalle onde impetuose. Numerosi meravigliosi faraglioni resistono a fatica alla furia della natura.

Finalmente lo sport nazionale. Il surf.

L'intera costa e' punteggiata di spiagge ventose e nell'acqua gelida sguazzano numerosissimi, sembrano volare su quella tavola.

Ci sono addirittura competizioni.

La folla si affolla per ammirare dall'alto della scogliera quei piccoli puntini molte decine di metri piu' in basso mentre compiono evoluzioni.

Non c'e' solo il mare. La natura comincia a mostrare aspetti piu' insoliti.

Ebbene si'! Esistono veramente. E sono come nei cartoni animati! Saltano pure!!!!


La deliziosa echidna. Dicono sia difficile vederla... io l'ho incrociata in un sentiero su una scogliera.

Anche i koala esistono veramente, ma per le foto bisogna aspettare. L'unico che ho visto non solo mi voltava il culo, ma era anche controluce...
Un luogo tipico di questi paesini e' il fish and chips. Banalmente la rosticceria che ha come piatto forte pesce fritto e patatine. Anche questo retaggio inglese. Ma questo di Apollo Bay e' veramente particolare. In sottofondo, mentre sgranocchiate il vostro merluzzo, Johann Sebastian Bach: le suite per violoncello. Meritava una citazione!

Passo passo mi sono inoltrato negli ultimi due giorni all'interno. In questo momento sono nel parco dei Grampians, l'ultimo tratto della lunga catena del Dividing Range, che va dalla costa orientale a quella meridionale del continente.
Attrezzato ed abbigliato come una giovane marmotta mi do al trekking.

Lunghe camminate mi stanno aiutando a smaltire le calorie accumulate durante le festivita' familiari. Vi assicuro che ne vale la pena di faticare un poco per raggiungere certi punti panoramici dai quali si spazia sull'intera pianura.

Il viaggio dunque continua.
Verso nuove spiagge.

k