lunedì 29 giugno 2009

venti d'inverno


Tante sono le cose accadute, tanti i luoghi visitati in queste ultime settimane, c'e' stata una decisa pressione sull'acceleratore. E tanti sono i gradi di differenza tra le isole Figi ed il luogo dove mi trovo in questo momento. Qualcuno aveva detto quand'ero in Australia che piu' lontano di coli' non potevo andare... si puo', si puo'.
Ricordando Battisti: sogno infine il mio Paese dignitoso, con un fiume con i pesci a un'ora dalla casa, e non sognare la Nuovissima Zelanda, fuggire via da te Brianza velenosa!
Nuova Zelanda.
Ci arrivero' in un prossimo post, visto che l'ultimo aveva appena raccontato il passaggio dall'Australia europeide a luoghi veramente piu' esotici.
Sembrano mesi, ma era neanche dieci giorni fa.
Ero rimasto a Suva, la capitale delle Figi,

citta' di mercati e gente in continuo movimento.

la baia di Suva

la passeggiata a mare

il banco di kava

scuola di campagna


Da li' come spendere i pochi giorni a disposizione (pochi perche' - dovete sapere - all'aeroporto di Brisbane ho scoperto che per ottenere il visto figiano bisogna presentare un biglietto di uscita dal paese... argh! venti minuti per trovare un volo ed una destinazione...)?
Semplice: si cerca un'isoletta nel mezzo del mare, possibilmente circolare, possibilmente circumcamminabile in quindici minuti, possibilmente circondata da splendidi banchi di corallo da esplorare superficialmente snorkelmuniti ed in profondita' mutamuniti.
Caqalai (si pronuncia Thangalai).

Semplicemente perfetta.
Unica cosa sballata il tempo. Nonostante la stagione delle piogge sia terminata da un pezzo evidentemente qualche codazzo ha ben pensato di guastare la situazione.

Ma forse e' stato meglio cosi'. Vi assicuro che fossi rimasto piu' a lungo sarebbe stato difficile staccarsi dall'acqua cristallina nella quale nuotavano pesci multicolori, gamberi trasparenti poggiati su anemoni sventolanti nella dolce e tiepida corrente, squali dalla punta bianca (quindi innocui), razze giganti che sventolano sul fondo, tartarughe leggiadre che compaiono dal profondo, branchi di barracuda, pesci napoleoni, i sempre presenti pesci pappagallo dal becco mangiacorallo, i delicati pesci pagliaccio di disneyana memoria, affascinanti stelle marine blu.

Mi sarei probabilmente preso una bella ustione sdraiato sulla sabbia dorata fatta di minute scaglie di corallo, sotto una delicata palma da cocco,

sorseggiando te' pomeridiani ed ammirando tramonti ed albe di fuoco.

Mi sarei probabimente messo in affari creando affascinanti bracciali, collane e cavigliere di conchiglie.

O magari intagliando maschere in legno.

Mi sarei preso un diploma in tromba marina.

Sono lontani i tempi australi in cui per spostarsi da un luogo ad un altro si impiegavano ore ed ore. Trenta minuti di barca.

Ed ecco si raggiunge Levuka, Lomaiviti, il centro delle Figi.

L'antica capitale e' una deliziosa cittadina rimasta miracolosamente intatta dall'epoca coloniale. Graziose strade fiancheggiate da botteghe in legno.

Il vecchio cinema

La chiesa.
La vita della citta' e' ovviamente legata al mare e non solo per la presenza di una fabbrica di tonno in scatola, il cui fragrante aroma ogni tanto invade le strade.


Lavoratori dell'acqua.

Un picco degno di incubi modello Indiana Jones.

Forte la presenza indiana, nei negozi come negli altri luoghi che circondano la citta'.

L'antica sala del consiglio.
Il mezzo di trasporto pubblico e' - viste le strade sterrate - un truck, un camioncino coperto dove si caricano gente e masserizie.

Quello che pero' colpisce dell'isola e' la lussuria del verde. Scuro, profondo. I sentieri sono poco piu' che tracce da aprire a colpi di machete.

E risalendo tra le piantagioni di kassava e di kava

Con qualche sosta in polle rinfrescanti

Si raggiungono cime da cui godere di panorami mozzafiato sulla mistery island

Per poi riprendersi alla sera con buona musica ed una bevuta di kava.

Anche la partenza dall'isola e' affascinante, con passaggi da una barca all'altra, una processione di gente che carica pacchi, borse, canestri di verdura camminando sulla spiaggia.

L'ultima immagine dell'isola e' inquietante, sovrastata da nubi scure e dense di pioggia.

Non c'e' tempo di fermarsi, nuovi incontri mi aspettano, dimostrando la calorosa accoglienza figiana.

Un collega insegnante nel passeggio domenicale. Non mi dite che quello non e' un tailleur!
Da poche chiacchere nell'autobus nasce un invito a conoscere la famiglia di Tui.


Musica e kava fino a notte inoltrata. Salta la luce? Sega na lega (so che sembra vagamente politicizzato, ma significa nessun problema), si va di lampada a petrolio.
La migliore festa spontanea che abbia mai incontrato. Manco fossimo in Iran!
Un ultimo pensiero a proposito di Iran.
Mi duole il cuore, sono riuscito a contattare Lida, Mehdi, Reza, Mehran. Solo alcuni degli amici che avevo conosciuto in quel paese meraviglioso e che mi avevano aperto il loro cuore (oltreche' la loro casa). La situazione, come si sa, e' difficile. Estremamente difficile. Lida stando a Tehran ha partecipato alle manifestazioni, e' stata arrestata e pestata, due suoi amici sono stati uccisi. La polizia ha pubblicato delle foto obbligando la gente ad effettuare riconoscimenti e quindi procedendo a nuovi arresti. Hanno paura di raccontare via mail che cosa succede perche' sanno di essere controllati. Internet fra l'altro e' stata bloccata per giorni, ma loro riescono a trovare il modo di comunicare. Ormai e' un processo irreversibile. Non so se l'avevo raccontato, ma la moda cellularica in Iran e' simile a quella italiana. Ognuno ha uno o piu' telefonini, spesso con macchina fotografica e telecamera incorporate. Il materiale quindi non manca. Su You-Tube si trovano video delle manifestazioni, su facebook ci sono vari gruppi di informazione e numerosi contatti. E non deve mancare il nostro sostegno.

k

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Il mio pensiero è sempre per gli amici iraniani e non so cosa farei per aiutarli.
E' un momento difficile e doloroso,un aiuto potrebbe essere invitarli per un bel pò a casa in italia.
Quanti giovani sono morti o moriranno per un pò di democrazia e libertà!
La sosta in pozze mi ha fatto paura, ma mi tranquillizzo sapendo che già tu sei altrove.
Osservazione: un post posdatato fa perdere il fascino sia al racconto che alle immagini.
Bula. mmmmmmmmmm

Anonimo ha detto...

simpatico il confronto di piedi.

da noi c'è il piede romano, greco.. il loro a che tipologia appartiene?

Giacomo

Michele ha detto...

Ma la foto in cui fai il bagno nella pozza (http://1.bp.blogspot.com/_F6HpCLLmEps/SkiZr6X_B4I/AAAAAAAAB1g/aVSVtwurGv0/s1600-h/CIMG2003.JPG) non l'hai mica fatta con l'autoscatto, vero??! Spero per il tuo sederino tu non abbia dovuto approfittare degli scivoli nautrali per arrivare a destinazione entro i 10 secondi dell'autoscatto... :-)

INFO ha detto...

andrea continui ad essere un mito.
saluti marco d b

Anonimo ha detto...

Il racconto dei dieci giorni di vita ,"vissuta"nel mondo isolano-fijano ,evidenzia non solo l'ambiente,ivari paesaggi marini,campagnoli ed il lavoro dei "locali",ma anche la spontaneità e la semplicità di associarsi e fare festa con Te,europeo-turista-viaggiatore.La scuola appare con i ragazzini in divisa,allegri,specie quello senza scarpe: idem con l'insegnante,orgoglioso con la sua gonna-pantalone.Con l'immagine dei piedi "in bianco e nero"hai voluto sensibilizzarci sulle sofferenze dei tuoi amici iraniani,come attenzione ai diversi,specie se in difficoltà:recepito il messaggio!

Anonimo ha detto...

un pedi tira l'altro,prima lu sinistru e pò lu destru,si camina e si fa strata:picciuttazzu beddrru,nti lu misi di lugliu 2009,unni ti portanu ssi to "pedi"?
Abbracci ed auguri:ormai la fine dell'Est,in Nuova Zelanda,si identifica con l'inizio dell'Ovest.

Anonimo ha detto...

ciao Andre!
... tutto magnifico, il tuo viaggio, le foto, i racconti.
Un'esperienza unica, anche per chi la vive da casa!
Marghe