giovedì 23 luglio 2009

ernesto


Terminati i fasti di Buenos Aires (terminati?) mi dirigo verso nord. Sia per sfuggire alla "ola de frío" che sta aggredendo il paese sia per raggiungere terre in un certo senso piú esotiche.

Un percorso attraverso cittá e pueblitos, seguendo un certo filo rosso.
Di un personaggio che viaggió parecchio nella sua vita, prima di tutto per conoscere e rendersi conto di come era il mondo. Un personaggio che tentó di cambiarlo questo mondo e - almeno - moralmente diede un contributo importante.

Qui in Argentina, la sua terra natale, se ne scopre l´aspetto piú umano, che comunque avevo giá avuto modo di assaggiare a Cuba.
Rosario, dove nacque,

é una deliziosa cittadina di provincia,

piena di studenti e non, giovani e meno giovani che amano passeggiare per il corso


o fermarsi lungo il fiume a pescare,

bere un mate (una specie di té dal sapore amaro ma intrigante),

sostare su una panchina all´ombra di un maestoso albero

o al sole vicino al monumento alla bandiera.

Monumento che ricorda fra l´altro quello al marinaio di Brindisi. Un segno che tutto torna, la circolaritá degli eventi?

Un altro segno ben piú esplicito.

Ma c´é ancora tempo...
Cordoba, la seconda cittá del paese é anch´essa cittá universitaria;

qui la densitá di cui parlavo in un post precedente pervade il centro, costellato di edifici baroccamente spagnoli, chiese, municipio, collegi, universitá.

All´ingresso del palazzo delle facoltá un terribile monumento di monito accoglie il giovine: altro che grande fratello!

Un altro monumento ad altra madre addolorata.

In queste cittadine di provincia, piú raccolte e quindi meno dispersive, é piú facile osservare segnali di quelle istanze sociali che ricordano che la lotta non é mai finita.

A causa dell´asma, il piccolo Ernestito, fu portato a vivere in zone piú salubri, come Alta Gracia. In un accogliente villaggio di collina (pare di essere in Brianza... un po´meno velenosa...) trovarono rifugio sia il nostro sia - ad esempio - il musicista spagnolo Manuel de Falla, nella cui casa é ospitato un piccolo museo dedicato alla sua vita ed alla sua opera.
Ma i primi a sfruttare l´aria fina e delicata della zona furono i gesuiti, le cui "istancias" costellano il territorio, tra campi e giardini di aranci.

Anche nella casa della famiglia Guevara é ospitato un museo, dedicato alla sua infanzia, agli incontri, gli amici che influirono sulla sua personalitá.

Mi sono - confesso - commosso vedendo la bicicletta Garelli (?!?) con cui affrontó il suo primo viaggio-vacanza (ti ricordi, Luigi?). Il furbacchione aveva comunque applicato un motorino per facilitare le salite...

Un monumento che rappresenta la forza delle sue idee, resistendo come colonna ai colpi dei nemici.

A proposito, non vi dico cosa scrivono i giornali locali degli affaires italiani... solo mi viene da fare un confronto di statura tra i personaggi...
Tempus fugit.

Obbligatoria un´esplorazione della Sierra.
Il passo del condor. Nome e luogo affascinanti.

Le valli di Traslasierra, dove i torrenti hanno scavato meravigliose pozze dove in estate dev´essere delizioso rinfrescarsi.

Diciamo che mi sento giá fresco e quindi mi limito ad ammirare il paesaggio selvaggio.


E via verso Tucuman, piccola regione dal clima sub-tropicale. Sará ma anche qui fa freddo.
Peró basta un poco di sole a scaldare l´aria e la gente si riversa per le strade affollando mercati e negozi.

La casa dove fu proclamata l´indipendenza dell´Argentina.

Anche qui forti segnali della presenza religiosa.

Persino nei boschi dove sono andato a fare qualche escursione.

Ed anche qui forti i segni dei conflitti sociali, delle ferite non ancora chiuse. Amici locali mi dicono che e´ vivo lo sdegno per le ultime leggi di "riconciliazione". Ma come ci si puó riconciliare quando in ogni - dicesi ogni - famiglia ci sono parenti desaparecidos? Nonostante lo scandalo di queste ultime amnistie, dove praticamente sono stati "perdonati" tutti i responsabili, nessuno - fatto ammirabile - si é fatto giustizia da sé. Ancora si confida nel sistema e ci si affida alla memoria.
Cosí a Tucuman.

Come a Cordoba

Un ultima nota per alcune delle persone che mi hanno aiutato ed ospitato in quest´ultima settimana.
A Rosario

A Tucuman

La musica non é ancora finita

k

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Quasi tutte le foto mi fanno interenire el coracjon.
Che brutta esprienza umana! che orrore per quelle lapidi,che ferite senza dubbio non rimarginabili ,
emerge tutta la bestialità di cui l'uomo è capace!
La scritta " Per non dimenticare"
bisognerebbe essere proiettata sulla volta celeste,lì dove sono le stelle, e quindi essere costantemente letta.

Anonimo ha detto...

Guardando meglio ad una ad una le foto si avverte,anche perchè lì è inverno, una malinconia generale,un
"calati juncu ca passa la china" e si nota una certa decadenza nel vestire delle persone che chissà se si noterà anche da noi questo inverno! In mente mi risuonano le note di "don't cry for me Argentina........."

Anonimo ha detto...

Bellissima ed efficace carrellata d'esplorazione territoriale argentina N.O.:il tuo racconto scorre "veloce",lasciando ora a Noi tutti momenti di piacevole sosta negli ingrandimenti delle varie immagini fotografiche,per opportune considerazioni ed ,a volte,lettura critica dei "tuoi messaggi".E la musica ora,a fine luglio 09,passa dal tango alla samba brasilera?Nuatri,pazienti,nti la casa....europea,lu viaggiaturi aspittammu!

Anonimo ha detto...

bella la vita della gente argentina per strada. E' un popolo che mi è simpatico.
Ma... ti sei messo a suonare e ti sei comprato un bandoleon?
uhm... l'ultima foto è molto bella quanto intrigrante.

Ci racconterai.
Bella anche l'antica meridiana.
Ciao
GIacomo

onelia ha detto...

non tornare.
(altrimenti cosa leggiamo dopo?)

Anonimo ha detto...

"...AD UN CERBIATTO SOMIGLIA IL MIO AMORE...."