sabato 8 novembre 2008

L'albero cui tendevi la pargoletta mano


Questo terzo ed ultımo post-umo non e' dedıcato alla poesıa dı Carduccı (maı pıacıuta) bensı' ad un rıcordo, ımprovvıso nel corso dı queste gıornate dı raccolta olıve.

Qual e' ıl prımo albero su cuı vı rıcordate dı esser salıtı?
Io ho qualche vago rıcordo dı gelsı nella campagna sıcula, ma ero veramente pıccolo per rammentare con chıarezza.


Pıuttosto, qual e' l'albero che avete amato scalare? Sempre pıu' ın alto, dı nascosto, ovvıamente, se no le grıda delle madrı! Ognı volta un po' pıu' su. Magarı fıno ın cıma.
Io ne rıcordo un paıo. Davantı all'oratorıo dove ho trascorso la mıa gıovınezza.
Ma pıu' gustoso quello dı fronte a casa. Quando attraversare la strada non era perıcoloso, era pratıcamente a fondo cıeco. Penetravamo nel campetto da basket attraverso un varco nella sıepe e lı' gıocavamo a pallone. O salıvamo sul prımo albero. Un platano o un acero, non so. Ma dopo ıl prımo ramo pıu' dıffıcıle perche' bısognava ıssarsı a braccıa, tutto dıventava pıu' facıle.

Perche' salıre? Boh! Solo per ıl gusto dı farlo. Forse per rıcordare le avventure dı baronı rampantı, tarzan, uomını ragno.
Mı e' tornato ın mente perche', dopo annı, quı sono salıto su un albero. Un olıvo e' facıle da scalare, spesso offre luı stesso ı gradını su cuı appoggıarsı o comunque una ruvıda corteccıa su cuı fare presa. E' accoglıente. Tı permette dı sedertı o appoggıartı contro un altro ramo, mentre sfılı le olıve una ad una o a grappolı.


Mı sono sentıto un po' tradıtore nel prenderlo a bastonate da lı' sopra, ma devo ammettere che e' un'operazıone affascınante e fruttıfera.
E voı?

Infıne un appello: mamme, o future mamme, portate ı vostrı fıglı su un albero. O se me lı prestate ce lı porto ıo (gıa' sento qualcuno "non lo vedraı fınche' non compıe 18 annı!").
Tanto prıma o poı lo faranno anche senza ıl vostro permesso.
k

p.s. a proposıto, mamma, saı che gıocando a nascondıno coı ragazzı deı palazzı dı fronte a volte passavamo da un condomınıo all'alto cammınando sul cornıcıone del tetto, sı' quello che vedı fuorı dalla fınestra vıcıno al computer...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

La pargoletta mano ormai è diventata una manona che il cervello usa nei più svariati modi:pizzicare corde di vari stumenti,manipolare derrate alimentari per cuocere cibi e vari manicaretti, cucire scarpe se occorre, scrivere alla lavagna,voltare pagine di libbri,curare piante,...fare delicate carezze. la tua mano guidata dal cervello si è ora cimentata sia nella raccolta di uva nelle vigne di monaci ortodossi sia nella raccolta di olive in un posto sperduto della penisola di Cnido e chissà quante altre cose continuerà a fare in questi lunghissimi giorni.prima del rientro in patria. Mi consola in questa lunga attesa il tuo trovare ovunque amici ed il tuo considerare gli altri esseri umani come fratelli mentre quì ogni giorno constato che più di un lissonese è miserabile, privo di ricchezza d'animo anche se le proprie tasche stasbordano di denaro. Per fortuna interviene "nostra sorella morte" che livella poi tutto.
Il tuo modo di essere denota gioia di vita, infinita ricchezza di animo(anche se sei costretto a ricomprare a precipizio altra macchina fotografica),generosità che per noi è una caratteristica genetica. La povertà, la miseria umana non fa per noi.
Continua il tuo viaggio alla ricerca di veri uomini, di veri amici che nel tuo cammino ti saranno vicini anche se per solo qualche giorno.
Buon viaggio dunque mio caro Andrea per le strade del mondo.Un bacione mamma

Anonimo ha detto...

Ho scalato in lunghi anni l'albero più astruso da scalare, l'albero più fonzuto: l'albero della vita,un albero che ha dato al mondo dei frutti preziosi ,quattro gioielli cui ho dato nomi Giuseppe, Giacomo,Lucia, ANDREA.

Anonimo ha detto...

ciao Giu,

sono Edo, un amico di Cinzia. Sto leggendo il tuo blog: fico! Buon giro per il mondo, con un po' di invidia! Ciao

(e

p.s. il primo concerto di canto antico che vedo senza di te: quanto ti ho pensato!!! sul valzer di rosa balestrieri poi...ti hanno pure ricordato armando e marcello, quasi da lacrimuccia!!
bacio cinzia

Michele ha detto...

Il primo albero scalato?? Mha, a dirlo esattamente non so, ma penserei a Veduggio, nel boschetto in giardino. Sicuramente mi ricordo la prima volta che CADDI da un albero: sempre a Veduggio... sempre nel boschetto... ero a 2/3 di pianta quando mi scivola una mano e inizio ad andar giù prima di faccia reggendomi con le gambe... ch epoi scivolano e vanno giù... ma mi attacco con le mani... che poi scivolano e vanno giù... ma mi riattacco con le gambe... e così via, in un ritmo di testa/gambe, ruzzolando fra i rami... salvo fermarmi appeso con le mani all'ultimo ramo, con i piedi a 20cm. da terra!!! e probabilmente con le mutande piene... Una caduta tipo TETRIS insomma :-) MICHELE

Anonimo ha detto...

Sul mio,ovviamente vietatissimo abete in montagna,io e mio fratello avevamo un segretissimo rifugio.Poi un giorno si litiga,come sempre,ma più furiosamente di sempre e io casco giù...mi tengo dove riesco, ma mi spiaccico a terra,facendomi malissimo anche se i denti erano salvi.(avevo il terrore di rompermi i denti...fino all'età della ragione è stata un delle mie paure)
Più della botta bruciò l'umiliazione.Ero Jolanda, figlia del Corsaro Nero...E lei non sarebbe MAI caduta.

Tu Ea tientiti sempre forte,nel dubbio.
Un abbraccio francesca

Anonimo ha detto...
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